"Non c'è più lavoro, sono disperato", un altro imprenditore si suicida

Fiesole (FI)

Chiama il 113, sfogandosi, poi, il colpo di fucile alla testa.

La crisi economica morde ancora e fa un'altra vittima, ha ucciso una persona mite, un uomo buono che aveva provato di tutto per potercela fare, per non licenziare.

Non c'è lavoro e anche se si trova qualcosa da fare la gente non paga; di recente è costretto, da un fallimento, a chiudere la ditta edile, a mettere all'asta giudiziaria i terreni di famiglia.

E, la notte, il poveretto non dorme più.

Al mattino si sveglia, si guarda allo specchio e vede il viso che sembra la pagina accartocciata di un giornale.

Gli psicologi lo chiamano 'effetto alone o effetto traino'.

Così è successo ancora.

L'uomo si è seduto nel giardino di una bella colonica, dove vive con la compagna e una bimba di 6 anni, sulle colline di Firenze, loro erano fuori.

Ha imbracciato un fucile da caccia e si è sparato alla testa.

Le ultime frasi in tre biglietti: "Ringrazio il poliziotto che mi ha ascoltato"; "Chiedo scusa ai miei familiari"; e, accusa chi lo avrebbe portato al fallimento.

Sintesi dell'articolo di Amadore Agostini
Fonte: La Nazione, 19 gennaio 2014

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