Caro Presidente Napolitano: questa è l'Italia che non vorrei, l'Italia che non voglio!


Quando leggo certe cose, il sangue mi schizza alla testa e mi verrebbe voglia di mandare un "vaffa" gigante, a tutta la classe politica italiana, presidente della Repubblica in testa.

Due notizie, che è bene sottolineare, tra loro non hanno alcun collegamento, ma che sono lo specchio reale dell'Italia di oggi.

1° notizia: un artigiano di 63 anni è morto ieri a Falconara (Ancona).
Si è inferto una serie di coltellate perché l'ufficiale giudiziario bussava alla sua porta per un debito di 1200 euro di arretrati di affitti.
Il pover uomo non aveva pagato gli ultimi affitti al proprietario dell'appartamento (ripeto: solo 1200 euro, come riporta La Nazione del 12 settembre 2013), che ha chiesto lo sfratto esecutivo per morosità.

2° notizia: sempre ieri il Presidente della Repubblica ha nominato Giuliano Amato a giudice della corte costituzionale.
Amato percepisce ben 31 mila euro di pensione ogni mese che, seppur lorda, rappresenta uno schiaffo morale per tutti quei pensionati che "sopravvivono" con pensioni da fame.

Tanto per non dimenticare, Amato è quello del prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani.

Ecco il nuovo che avanza.

Ora, illustrissimo Sig. Presidente della Repubblica, mi permetto di porle una domanda: che bisogno c'era di dare a Giuliano Amato altri soldi pubblici, quando guadagna già oltre 30 mila euro ogni mese solo di pensioni?

E le chiedo ancora, caro Presidente Napolitano: non sarebbe opportuno che proprio Lei desse il buon esempio alla nostra classe politica italiana evitando gli sprechi, anziché eleggere 4 nuovi senatori a vita e nominare il signor Giuliano Amato a giudice della Corte Costituzionale, che inevitabilmente ci costeranno una marea di denari pubblici?

Non sarebbe stato meglio evitare tutto questo, in un momento in cui tutti gli italiani sono spremuti come dei limoni e subiscono continuamente gli sprechi dalla casta e adesso, subiscono anche i suoi?

E mi perdoni se oso, caro Presidente ma non sarebbe ancor meglio se Lei si ergesse a paladino degli italiani e "rompesse" le scatole continuamente al Governo per invitarlo ad occuparsi, seriamente, dei problemi degli italiani come quelli di quel povero artigiano di Falconara?
 
Io avevo una profonda stima in Lei, caro Presidente Napolitano, ma questa è l'Italia che non vorrei. Questa è l'Italia che NON voglio.
La prego, mi aiuti a tornare a riporre la mia fiducia almeno in Lei, ultimo baluardo di una democrazia e di una giustizia sociale che non esiste più.

Giancarlo Fornei
 

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