Ma perché i docenti italiani hanno paura a farsi giudicare?

Mi domando: ma perché i Professori Italiani hanno paura dei test Invalsi?

Quei test, istituiti nella Riforma Gelmini che servono per valutare la didattica e, di conseguenza, il lavoro svolto dai docenti.

Riporto fedelmente, tratto da Il Tirreno di oggi, una parte della campagna dei Cobas nelle scuole italiane:

"No ai test Invalsi nelle scuole superiori perché sono il cavallo di Troia per una forma inaccetabile di misurazione dei docenti e perché non esiste una legge che obblighi i prof a somministrare agli alunni questi test".

Di professione faccio il formatore e mi capita spesso, per non dire sempre, che al termine del mio modulo sia valutato dalle persone cui ho fatto formazione.

Non mi sembra per nulla un'eresia e neppure un'offesa alla mia professionalità, anzi, è giusto che le Agenzie Formative abbiano una valutazione sul mio lavoro da parte dei partecipanti ai vari corsi dove ho il piacere e l'onore di trasferire le mie conoscenze.

Se mi faccio valutare e giudicare io (così come si fanno valutare tutti i docenti che insegnano nei Fondi Sociali Europei), perché un professore di scuola media, superiore o anche dell'università non può farlo?

Se uno lavora bene ed è amato dai propri ragazzi, riceverà sicuramente una valutazione positiva, quindi, mi domando perché i docenti italiani hanno paura a farsi giudicare!

Sempre secondo i Cobas (cito testualmente Il Tirreno): "In base ai risultati degli Invalsi sarà costruita la carriera docente e i quiz, se passassero, assumerebbero un peso enorme nella didattica facendo precipitare il livello della scuola Italiana".

A me sembra che il livello della scuola pubblica sia già abbondantemente precipitato e non certo per colpa degli Invalsi, ma forse, anche per il merito o il demerito di molti docenti italiani che non sanno per nulla insegnare e trasferire le proprie conoscenze ai ragazzi.

La scuola italiana è formata da molti docenti e professori preparatissimi nelle loro materie, ma incapaci di relazionarsi e di appassionare i ragazzi a quello che insegnano.

Ma forse, è solo una mia personalissima sensazione.

Giancarlo Fornei

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