Hanno ragione i sindacati: il marmo di Carrara deve essere lavorato in zona


Capita raramente, ma questa volta sono in piena sintonia con i sindacati CISL e UIL che su La Nazione di alcuni giorni fa hanno affermato:

"Le Istituzioni devono imporre la lavorazione in loco, questo territorio è emarginato e periferico, rimangono solo le macerie".

In effetti, hanno ragione, non è possibile limitarsi ad estrarre e vendere il marmo all'estero o in altre parti d'Italia, senza provare a lavorarlo in zona, perché in questo modo al territorio rimane ben poca ricchezza.

Oserei dire le briciole.

Anche un bambino capirebbe che se il marmo fosse lavorato nella nostra realtà, porterebbe, come minimo, un doppio vantaggio:

* una maggiore occupazione nella filiera del marmo (laboratori, segherie, ecc.);

* una maggiore ricaduta economica sul territorio Apuano.

A tutto ciò, aggiungo che se il marmo di Carrara fosse lavorato "solamente a Carrara", o quanto meno una buona parte della lavorazione avvenisse da noi, acquisirebbe anche una maggiore identità, dando un valore aggiunto allo stesso marmo. 

Con benefici per tutti.

Ma come in tutte le cose, questa strategia è fin troppo banale, troppo semplice per essere applicata.

Sappiamo bene come le "cose banali" non vengano mai apprezzate, né dalla classe politica (comunale e provinciale), né dalla stessa classe imprenditoriale.

Continuando di questo passo, Carrara sarà sempre più solo la "Capitale Mondiale del Marmo Estratto".

Perché la vera capitale artistica del marmo è ormai da molto tempo la vicina Pietrasanta, mentre la capitale mondiale del marmo lavorato diventerà, ben presto, qualcun altro.

E come affermano anche i due sindacati: "Dalle nostre parti rimarranno, come è ormai di consuetudine le macerie".

Mai come questa volta, mi sono trovato così in sintonia con Cisl e Uil.
Giancarlo Fornei

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